mercoledì 23 settembre 2015

LEGGENDE QUASI METROPOLITANE PARTE 2^

Patagonia, orizzonti vasti e scarpe basse
"Mi dia pure quelle che bloccano la caviglia che mi danno più sicurezza"

No, per favore, le scarpe alte sopra la caviglia per camminare sui sentieri, no, per favore no!
I portatori himalayani si fanno un culo mostruoso. Vivono portando sulla schiena per ore dei pesi che noi neppure riusciamo a sollevare. Come faranno?
Mi è capitato spesso, prima di partire per un trekking o una spedizione, di equipaggiare adeguatamente i portatori. Non è solo uno scrupolo morale ma lo prevede anche una legge locale. I portatori sono scalzi o tutt’al più hanno le infradito. Noi gli diamo delle scarpe da trekking, di quelle che la maggior parte della gente che cammina sui sentieri usa qui.
Loro ringraziano, le accettano e pochi minuti dopo le hanno vendute al negozio del villaggio dove si riforniscono i turisti.
Annapurna Himal,galline in gabbia di ferro
Non c’è verso di fargliele usare e già dopo la prima volta mi sono spiegato il perché.
Hanno paura di cadere perché quelle scarpe, che noi (io no) usiamo comunemente sui sentieri impediscono alla caviglia di articolarsi adeguatamente per adattarsi alle asperità del terreno, garantendo il necessario equilibrio.
Diversamente accade se gli si danno delle scarpe cosiddette “basse”, meglio se leggere, quelle che noi chiamiamo “da ginnastica”. Loro con quelle scarpe da ginnastica ci salgono le montagne portando sulla schiena 30 kg!
Anche io cammino con le scarpe basse e mai mi sognerei di usarne di alte sopra la caviglia, tantomeno se rigide, a meno che non ci sia la neve o il ghiaccio. Ma quelli si chiamano e sono: scarponi.
Ogni paese ha la sua cultura in fatto di scarpe. Per esempio negli USA gli escursionisti usano scarpe basse anche se sono malfermi e alle prime armi. Nella loro storia recente di frequentazione moderna dei sentieri non c’è una tradizione di “scarponi” come da noi e quindi non conoscono l’uso di calzature che coprano, limitandone i movimenti, la caviglia.
Per chi è nato è cresciuto e ha giocato sul cemento è difficile avere una buona articolazione laterale della caviglia. Per molti l’inclinazione laterale della caviglia viene associata alla “storta” un evento certamente da evitare.
Quello che la medicina chiama pronazione e supinazione sono praticamente movimenti che la vita sul terreno artificiale piano (pavimenti, strade, scale, ecc) riesce nel tempo a atrofizzare quasi del tutto.
Per questo chi affronta per le prime volte un terreno anche poco accidentato tende a ricercare l’equilibrio aprendo istintivamente le braccia per bilanciarsi. Se quest’ultimo ha ai piedi delle scarpe alte, la possibilità che un minimo movimento laterale della caviglia gli faccia trovare il giusto equilibrio, scompare del tutto.
Annapurna Circuit
Il risultato è che la persona si sente insicura, procede indecisa e con inutile sforzo, trovando il camminare su un sentiero un’attività più complicata di quello che è.
Solitamente chi si sente insicuro acquista delle scarpe che gli “proteggono”, bontà sua, la caviglia e quindi l’errore è fatto in partenza.
Per chi ha questi problemi (un sacco di persone) esistono dei semplici esercizi, fattibili anche in casa, che prevedono il muoversi su oggetti di forma irregolare posti sul pavimento e a distanza diversa, come fossero i sassi di un macereto o del greto di un fiume. Ciò nonostante nulla riesce a riprodurre la varietà di forme del terreno naturale e per esercitarsi anche in città basta essere ribelli e… calpestare qualche aiuola.
In tutti i casi vanno utilizzate scarpe basse che permettano di “sentire” il movimento che ci tiene costantemente in equilibrio. Finché non si avvertirà questa sensazione istintiva (in chi fin da piccolo ha potuto giocare sui prati, per es.) della caviglia che si inclina longitudinalmente e lateralmente a ogni passo adattando l’appoggio del piede al terreno sottostante.
Sacco pesante su ghiacciaio, qui hanno
senso le scarpe alte e perfino i bastoncini!
Se questo non avviene, sarà tutto il corpo a inclinarsi continuamente in maniera rigida non facendo trovare mai l’equilibrio e generando le spiacevoli sensazioni di cui sopra.
Come anche l’uso dei bastoncini, nelle persone sane, le scarpe alte limitano i movimenti utili alla camminata dando una sensazione di sicurezza totalmente falsa che si “acquista” nei negozi al momento di comprare questa o quella calzatura.
Le aziende produttrici di calzature devono venderle e quindi ne producono vari modelli alti perché il mercato dell’insicurezza li richiede.
Io ho collaborato e collaboro tutt’ora con aziende calzaturiere notissime e la stessa cosa me l’hanno sempre detta anche i produttori.
Le scarpe alte servono quando il terreno è innevato o ricoperto di ostacoli pericolosi come sterpi o oggetti appuntiti o taglienti (da qui le scarpe di sicurezza obbligatorie sui cantieri edili), ma quando si cammina su sentieri o si salgono vie ferrate, sono assolutamente deleterie.
I miti da sfatare (e distruggere) sono poi anche quelli legati alle suole.
Il marketing di molte aziende abili nel farlo, imbroglia molti escursionisti sprovveduti.
Qui non posso fare nomi (mi hanno già condannato per diffamazione per molto meno, sic) ma marche costose d’oltralpe e d’oltreoceano sono ambitissime dai più mentre hanno caratteristiche tecniche assolutamente negative. Suole dal grip inesistente di modelli molto in voga dovrebbero essere proibite, tanto sono pericolose, eppure sono ai piedi della più parte degli escursionisti. Così come anche tomaie comode solo nel negozio, quindi dal volume interno esagerato o inadatto al vostro piede, e che poi sui sentieri si rivelano più simili alle scatole che le contenevano che a uno strumento complesso come deve essere una scarpa da escursionismo o da trail running.
I modelli validi ci sono e, oltre ad essere bassi, hanno suole di gomma che aderisce bene ai vari terreni, un buon inserto ammortizzante sotto al tallone, su cui grava l’80% del peso del camminatore, e una tomaia le cui stringhe permettano un ottimale adattamento ai vari tipi di piede. Pesano poco e nel caso della suola Stealth (qui si che posso fare il nome perché ne parlo bene) in dotazione a pochissimi articoli sul mercato (chissà perché?) le prestazioni sul viscido, sulla ghiaia e comunque su ogni tipo di terreno non innevato, sono superiori anche del 60% a quelle dei modelli più altisonanti e alla moda.
Anche Vibram ha alcune mescole molto buone, ma non tutte quelle col classico bollino giallo lo sono. State all’occhio al momento dell’acquisto perché si trova di tutto e certe suole sono dei veri pattini a rotelle!!! Anche quando sono sotto a modelli costosi e famosi.
Col di Lana, Dolomiti, scarpe
basse d'estate fin da piccoli. Isa Kominet.
Mi sono sempre detto che se per le guide alpine è ormai d’obbligo l’uso dell’ARTVA d’inverno, lo stesso dovrebbe essere per avere certe suole sotto le scarpe nella stagione estiva. Infatti se devo assicurare delle persone andando a corda corta (di conserva) su terreno facile, ho assolutamente bisogno di avere un ottima aderenza sul terreno su cui ci si muove legati, appunto, da una corda.

Meno aderenza significa meno sicurezza per la cordata, una condizione, quella della sicurezza che per una guida (ma anche per un dilettante) deve rappresentare un pilastro imprescindibile.
Tommi Cominetti medita ai piedi del Fitz Roy in scarpe... da ginnastica (!)
Quindi equilibrio e buona aderenza sul terreno sono fattori determinanti!
Per questo sono anni che faccio queste riflessioni che ora ho scritto qui.


sabato 12 settembre 2015

LEGGENDE QUASI METROPOLITANE parte1^

Portatori carichi e turisti leggeri con bastoncini in Himalaya
Erano gli anni ottanta quando Reinhold Messner apparve in qualche foto, durante un avvicinamento himalayano, mentre camminava con tra le mani dei bastoncini da sci.
La cosa, sulle prime, passò inosservata ma neppure troppo.
Sono convinto che avesse preso una storta e usasse i bastoncini un po’ come delle stampelle da sentiero. Fatto stà che dopo qualche anno gli escursionisti, pressati dal consumismo indotto dalla crescita del numero delle aziende che producevano articoli da montagna, iniziarono a usarli per camminare sui sentieri.
Niente di più inutile, ma la cosa ebbe, proprio perché inutile (!) un grande successo e oggi, ma già da diverse stagioni, si vedono sui sentieri moltissimi di questi handicappati (=Aggettivo. Che si trova in condizioni di evidente svantaggio, di manifesta inferiorità) utilizzare le due aste per camminare.
Possono servire se trasportate grandi pesi ma è una cosa che nessuno fa, almeno dalle nostre parti.
Tralascio perché noiosi i racconti di quelli che usano repentinamente i bastoncini per indicare cime o direzioni colpendo il setto nasale di chi sopraggiunge da dietro.
Molti che si avvicinano al semplice camminare sui sentieri per la prima volta, acquistano assieme agli altri innumerevoli articoli inutili (potrei fare un lungo elenco che vi risparmio), anche i bastoncini, considerandoli un attrezzo indispensabile quanto le bombole per i subacquei o la racchetta per i tennisti.
L’essere umano, milioni di anni fa, aveva preso una direzione nell’evolversi da essere scimmiesco in umano, appunto, cercando faticosamente di assumere una posizione eretta, come si vede in quei disegnini di darwiniana memoria,  che ritraggono di profilo una scimmia che nelle immagini che seguono assume una posizione sempre più simile alla nostra odierna.
Certo, l’ultima posizione è un po’ ingobbita, la barba del “modello” è incolta e forse tra le mani ha una clava e il mento ancora troppo prominente, ma, cazzo, sembra un essere umano.
Ammesso che di vera evoluzione si tratti, quell’essere ancora selvaggio cammina però sulle due gambe e usa le mani per afferrare altri oggetti utili alla sua sopravvivenza, come la clava, appunto.
evoluzione?
Dopo avere afferrato innumerevoli oggetti nella lunga epopea della vita, quell’essere un bel giorno ha deciso di afferrarne due, uno per mano, per sostenersi nel camminare, come se un atavico impulso lo avesse fatto ricordare di quando nella notte dei tempi camminava a quattro zampe.
Io quest’impulso non l’ho mai sentito e cammino senza bastoncini, ma sono preoccupato per la moltitudine di persone che lo fanno e che incontro giornalmente. Un po’ come se notassi che la più parte dei miei simili iniziasse a nutrirsi di carne umana. Una cosa, insomma, verso la quale non potrei restare indifferente e soprattutto della quale mi riuscirebbe molto difficile darmi una spiegazione.
Ma invece sui sentieri molte, troppe persone camminano con i bastoncini tra le mani, muovendosi in un modo “nuovo” che l’essere umano mai aveva conosciuto prima. Provate a osservarli, muovono le spalle torcendo il busto a ogni passo pregiudicando seriamente e costantemente il loro equilibrio.
Camminare in equilibrio non è difficile
A parte che i bastoncini impediscono un agile ed eventuale utilizzo di una macchina fotografica, di un binocolo, di grattarsi un orecchio, di scaccolarsi e di fare un sacco d’altre cose che arricchiscono il monotono mettere un piede davanti all’altro: non si può camminare con le mani in tasca!
Sarà che facendo la guida alpina si va spesso piano piano e non si ha l’esigenza di muovere le braccia come quando si va velocemente, ma camminare su un sentiero con le mani in tasca è una cosa che da una soddisfazione enorme, alla faccia di chi dice che è pericoloso. Camminare con le mani in tasca sui sentieri denota un buon equilibrio psichico e fisico di chi lo fa con naturalezza, altro che balle!
Chi ha bisogno di puntellarsi a ogni passo con due bastoncini o è azzoppato, caso in cui l’uso del bastone è necessario, oppure ha qualcosa nel cervello che non funziona.
Salvano le ginocchia in discesa, dicono i più ferrei sostenitori del bastoncino telescopico, ma se le ginocchia venissero piegate a ogni passo assieme alle caviglie al bacino e al busto in una costante e armoniosa ricerca dell’equilibrio imposta via via dalla mutevole natura del terreno, vi assicuro che non se ne sentirebbe nessun bisogno. Anche perché usare per bene le gambe allena i muscoli sopperendo a eventuali deficienze fisiche dovute a eventuali traumi precedenti, salvandoci la schiena, le cartilagini delle ginocchia evitandoci pure di morderci la lingua.
Senza parlare della piacevole sensazione, che il muoversi nella maniera giusta seguendo le ondulazioni del terreno, ci regala a ogni passo facendoci sentire parte ben accetta dal luogo che attraversiamo.
Camminando con i bastoncini ci muoviamo rigidamente, in maniera totalmente innaturale, involuta ed estranea al terreno e all’ambiente che ci circonda, un po’ come se passassimo di lì in fuoristrada.


Liberi dai bastoncini in posizioni naturali
Poi vedo che in moltissimi, se si fermano per fare una breve sosta, quando ripartono si dimenticano dei bastoncini appoggiati a terra, segno della loro non-indispensabilità. Ogni tanto quell’impulso balordo e autoindotto che ce li aveva fatti acquistare, si annulla al nostro interno riportandoci a una condizione più naturale di esseri umani primordiali e felici, spensierati e scaccolati perché con le mani libere e lo spirito leggero.
Basta osservare i popoli che vivono camminando perché non ci sono strade e quindi automobili a casa loro. Il bastone lo usano i vecchi o gli storpi ma nessuna persona sana e in forze.
Alcuni li portano legati allo zaino come un feticcio rassicurante simbolo del terrificante principio del “potrebbe servire”.
Non parliamo poi dell’antieducazione motoria che l’uso dei bastoncini sviluppa in chi li usa. E’ come se anche sui sentieri si fosse alla costante ricerca di un appoggio perennemente mancante nella vita di tutti i giorni.
Invece non potrebbe essere proprio il sentiero un maestro silenzioso, che instilli in chi non le possiede, determinate chiarezze e sostegni morali?
Un sentiero è la natura stessa, è irregolare e appuntito e quindi insegnante specie quando diventa ripido, è una metafora dell’esistenza al pari di una notte nei bassifondi di una grande città, di un concerto del nostro musicista preferito o la strada che ci ha portati sulla montagna dei nostri sogni, qualcosa che ci insegna l’essere giusti verso noi stessi per poi poterlo essere con gli altri. Mica una cosa di poco conto… E noi lo prendiamo a bastonate!?
Due bastoni tra le mani nel percorrerlo ci possono solo fare inciampare nei nostri dubbi e rovinarci goffamente la magnifica esperienza del traslare la nostra posizione con le nostre forze, in equilibrio, mettendo in perfetta armonia le sopracciglia con le dita dei piedi. Provateci leggeri!